Alessandro Verdecchi
Roma, 16/11/2018
Iniziamo questa avventura . Arrivo con molto ritardo nel mondo del Blog ma meglio tardi che mai . La pazienza si è esaurita e in qualche modo devo reagire . Non disprezzo il mezzo che sto usando ma considerando la mia età faccio leggermente fatica ad usarlo . Con la pratica migliorerò . Dunque eccomi quì con questo primo articolo della lunga serie che da oggi scriverò . forse nessuno la leggerà ma comunque sia mi conforta l’dea che resterà anche questa per sempre come l’articolo di giornale che è stato scritto su me e che mi ha trascinato in una vergognosa gogna mediatica . Non mi sento vittima e non mi lamento ma dopo tanto tempo dai fatti accaduti nel 2017 ho capito che devo combattere con gli stessi mezzi utilizzati contro me per difendermi . Se ci riesco bene e se fallisco a memoria futura il giudizio su di me .
LA GOGNA MEDIATICA PUO’ DISTRUGGERE UN UOMO
Sono passati circa 20 mesi da quel fatidico 2 aprile 2017 ed eccomi ora ad aprire un blog per difendermi dalla gogna mediatica dove sono stato irragionevolmente sprofondato da un articolo infamante scritto da Adelaide Pierucci sul giornale “Il Messaggero” di Roma .
L’articolo in questione si presentava con questo titolo : “Truffa al Ministero Alessandro Verdecchi a giudizio “Spariti 5 milioni” .
Nei giorni successivi alla pubblicazione dell’articolo ho chiesto di pubblicare una mia rettifica ai sensi e termini della legge sulla Stampa . Sono stato completamente ignorato con la tipica arroganza che in questi casi il settore giornalisti dimostra in modo vergognoso . Non riuscivo a parlare con nessuno al giornale .
Riporto qui di seguito la replica che avevo scritto e inviato alla direzione , mai pubblicata e senza ricevere risposte di alcun tipo :
“ Mi preme preliminarmente far presente che quanto contenuto nel suddetto articolo è del tutto privo di fondamento con riguardo alla ipotesi che avrei abbandonato i set dei film per i quali avevo ricevuto il finanziamento da parte del Ministero, intascandone i soldi. Preciso immediatamente che io non ho mai ricevuto finanziamenti per i film prodotti ma semmai i finanziamenti sono stati erogati alla società di produzione per la quale ero produttore . Al contrario di quanto affermato nell’articolo , senza che sia stata fatta adeguata ricerca degli atti, i film citati dalla giornalista sono stati prodotti e distribuiti normalmente sul mercato . Bastava solo per la sig.ra Pierucci effettuare una semplice ricerca su internet o sui dati CINETEL , per constatare senza alcun dubbio che i film sono stati realizzati, terminati e regolarmente distribuiti nelle sale e nei festival di mezzo mondo. Pertanto affermare, come fa l’autrice dell’articolo, che i film “Ora e per sempre“, “Ponte Milvio” e “Sfiorarsi” non siano stati completati, i set abbandonati, addirittura con appropriazione dei finanziamenti ministeriali e’ un’accusa non corrispondente al vero e come tale di una gravità assoluta, che ha determinato una diffamazione sulla mia persona con riflessi in tutto il mondo artistico del quale faccio parte da molti anni e per la quale, sin da ora, mi riservo ogni e più opportuna azione nelle competenti sedi. Diversa, invece, la notizia inerente l’accusa per il reato di bancarotta della società della quale, tra l’altro, non sono mai stato amministratore, ma solo socio e per la quale mi difenderò adeguatamente nella sede giudiziaria preposta.
Insisto pertanto per la pubblicazione della presente rettifica ai sensi della richiamata Legge sulla Stampa. “
Vi chiederete , ma forse non ve lo chiedete , come mai solo dopo così tanto tempo reagisco a tanta infamia .
Ebbene , ho sottovalutato per mancanza di esperienza la potenza distruttrice dei social e della diffusione on line di questa cultura emergente ma ormai già dominante della rete . Non avrei mai immaginato la sua forza , la sua capacità di annientamento quanto di esaltazione, la penetrazione devastante di qualunque concetto , buono o pessimo che sia , che questo strumento ha nelle masse . Credevo che quell’articolo completamente diffamatorio e falso sarebbe restato innocuo al posto che gli spettava sulla pagina del giornale del 2 aprile 17 . Indignato ho chiesto allora il diritto di replica come sopra già scritto , completamente ignorato . Ho sporto querela . Ho cercato di farmi intervistare per correggere quanto scritto per dare la giusta versione dei fatti o almeno la mia versione dei fatti . Niente da fare , sono condannato a restare per sempre in rete con quel articolo che sembra non sia possibile ne correggere e ne togliere . Voi direte che non c’è problema poi il processo chiarirà tutto . Ma il processo nel nostro Paese dura anni prima di arrivare a sentenza definitiva e nel frattempo ? Nel frattempo tutti coloro che incontro per lavoro o amicizia e che non mi conoscono personalmente vanno a dare ,come oggi normalmente è uso e costume , una occhiatina su internet di chi è questo Alessandro Verdecchi . Trovano pagine e pagine di notizie sui tanti film che ho fatto ma trovano anche quel maledetto articolo e spiegare di cosa si tratta a chi non mi conosce è dura , credetemi , molto dura . Quasi tutti spariscono o si defilano con diplomazia e gentilezza . Pochi mi chiedono di cosa si tratta e quando evidenzio le falsità che l’articolo dice su me ,con prove alla mano , si ricredono ma restano sempre nel limbo del “ni” . Per uno come me che per mestiere deve andare in giro a cercare soldi per chiudere budget di produzioni cinematografiche questo è a dir poco devastante . Nonostante tutto ancora qualcosa riesco a fare ma per quanto potrò reggere ?
E’ mai possibile che in questo pianeta dominato da internet una persona non abbia diritto a tutelare la sua immagine ? Un tempo almeno la gogna nel medio evo durava alcuni giorni e poi finiva . Noi viceversa siamo riusciti a renderla eterna , perché sembra che anche se verrà riconosciuta la mia innocenza ,e mi sto difendendo per questo , sarà difficile cancellare quella traccia elettronica . Pazzesco ! Non lo pensate anche voi?