LA LIBERTA’ D’ESPRESSIONE NON CONTEMPLA IL DIRITTO ALLO SPUTTANAMENTO
Alessandro Verdecchi Roma 18/11/2018
La libertà d’espressione non contempla il diritto allo sputtanamento la stampa ha un ruolo essenziale in una società democratica ed è suo preciso dovere divulgare notizie e opinioni con riferimento a tutte le questioni di pubblico interesse .
I giornalisti , secondo l’art. 10 della convenzione europea dei diritti umani , godono di libertà d’espressione comunque soggetta alla condizione che agiscano in buona fede per fornire informazioni accurate e affidabili in modo responsabile .
Quindi , in linea con quanto sopra scritto , pubblico questa mia lettera aperta in risposta alla infamante accusa di “ Truffa al Ministero “ contenuta in un articolo della cronaca di Roma del quotidiano “Il Messaggero” a firma di Adelaide Pierucci , nell’edizione di domenica 2 aprile 2017 .
Ritengo questa accusa non corrispondente al vero e come tale di una gravità assoluta .Una falsa accusa piovuta sulla mia testa come un fulmine a ciel sereno che ha scombussolato la mia vita . Amareggiato , incredulo e profondamente ferito, ho riflettuto per molto tempo su quale posizione assumere per esprimere il mio sconcerto. Mi sono e mi sto ancora chiedendo il motivo di tanta diffamazione . Che tipo di giornalismo è questo ? Senza un adeguato controllo della notizia, così spudoratamente pubblicata ?
C’è però qualcosa che vale la pena notare per definire questo metodo giornalistico : “l’utilizzo da parte di molti così detti giornalisti di un modo creativo del taglia e cuci delle carte giudiziarie per costruire un fatto inesistente ma di sicuro impatto su chi legge e mascherare poi con il DIRITTO ALLA LIBERTA’ D’ESPRESSIONE ciò che in realtà è il DIRITTO ALLO SPUTTANAMENTO “ .
Pubblicare un articolo , inserendo elementi fantasiosi con il metodo del taglia e cuci , è una non verità .
Fuoco amico? Fuoco nemico? Vero, falso, poco rilevante……in poche ore l’articolo in questione, ma soprattutto l’accusa di avere fatto sparire 5 milioni dei contributi ricevuti dal Ministero per produrre film, ha distrutto la mia immagine. Il lavoro incessante e duro di più di 35 anni spazzato via con poche righe.
Data la gravità della cosa ho cercato di capire il perché di tanta acredine verso me. Ho scavato nel mio passato, analizzato i fatti, chiesto in giro, confrontato con il mio avvocato….ore e ore di insonnia, ma non sono riuscito a venirne a capo. Mi sembra tutto estremamente gratuito, immotivato, eccessivo.
Oggi , dopo molti mesi dai fatti sopra descritti , rendo pubblica questa lettera aperta e scritta in quei giorni , a tutti coloro che vogliono leggerla. Potrei non scriverla per non diffondere maggiormente le offese infamanti che mi sono state riversate addosso da un articolo superficiale e sensazionalistico . Ma corro il rischio, credo ne valga la pena .
Per tutti coloro che mi conoscono personalmente non avrei altro da aggiungere. Sanno chi sono e cosa ho fatto in questi 35 anni di attività . Ma devo dare qualche elemento in più a chi non ho mai avuto il piacere di conoscere e che per vari motivi di curiosità o di lavoro possa avere avuto accesso all’articolo in questione .
Come già scritto i film citati sono “Ora e per sempre”,“Ponte Milvio”, “Sfiorati “ . L’autrice del pezzo giornalistico afferma che tali film sono stati da me iniziati e poi mai terminati. E’ una delle accuse più assurde e mal gestite che io abbia sentito nella mia vita. Sarebbe bastato verificare su internet, non solo su queste opere d’autore, ma su tutti i film da me prodotti, lunghi o corti che siano stati, finanziati o no dal Ministero, per capire, nella lettura di pagine e pagine web, che tutto ciò che ho prodotto e ho contribuito a produrre , non solo è stato terminato e diffuso nelle sale cinematografiche nazionali e internazionali, nei media generalisti, on demand, via satellite, home video, on line , piratati (purtroppo ), etc etc… , ma addirittura presentati nei festival di mezzo mondo, spesso vincendo premi e riconoscimenti. Inoltre molti di questi prodotti sono stati presentati da società di distribuzione internazionali in vari mercati audiovisivi quali per esempio: Cannes , Milano , Berlino , AFM , ect ect…. .
Nessuna delle produzioni da me eseguite ha mai avuto problemi di interruzione . Sono state tutte portate a termine sia per le mie società di produzione che per conto terzi .
L’articolo che mi chiama in causa è completamente distorto e volutamente sensazionalistico in un calcolo premeditato che , come del resto è accaduto , avrebbe portato il pezzo scritto di cronaca, nell’arco di poche ore, in giro per il mondo attraverso la forza dirompente dei social. Non nego di essere chiamato in causa per la bancarotta di una società di produzione per la quale ero produttore esecutivo e socio , come non lo ho negato anche nella richiesta di pubblicazione della rettifica. Nego ben altro, precisando che le imputazioni mosse nei miei confronti non hanno nulla a che vedere con quanto titolato a caratteri cubitali nell’articolo e mai mi sono appropriato di soldi, lasciando all’improvviso il set, senza concludere film ai quali avevo dato inizio, ai quali mai avrei rinunciato nel rispetto delle persone che lavoravano per me e della passione e della dedizione che sempre ho profuso in questo mestiere.
Nella vita di un imprenditore può accadere, invece, di essere coinvolto in un fallimento che si può sfortunatamente trasformare in bancarotta anche se non ne sono direttamente responsabile . Affronterò tutto nelle giuste sedi facendo valere le mie ragioni difensive .
Alessandro Verdecchi