ALESSANDRO VERDECCHI – ROMA 8/DICEMBRE /2018
Come si può ancora sopportare e per quanto ancora si deve sopportare che una Associazione di imprese di produzione dell’audiovisivo sia in mano a tanta nefandezza e arroganza ? Vengo a spiegarmi per chi non sa di cosa sto parlando .L’ANICA è una Associazione di imprese che opera nel settore cinema. Dentro si raggruppano diverse figure del settore . Ci sono produttori , distributori nazionali , esteri , e tanto altro cinema che ogni giorno del santissimo anno solare si dà da fare per far quadrare il bilancio della propria azienda in un settore così maledettamente difficile e perennemente in crisi . ANICA di fatto significa Associazione Nazionale Industrie Cinematografiche Audiovisive e già questa denominazione la dice lunga su cosa abbiamo di fronte . Nel nostro cinema italiano parlare di “industrie” fa sorridere anche i più sprovveduti . Al giorno d’oggi di industrie nel nostro settore ce ne sono ben poche e la maggior parte dei soci sono tuttalpiù MPI , medie e piccole imprese che spesso ma molto spesso navigano in territori artigianali . Ma intanto continuiamo a definirci con una certa pomposità ,industrie del cinema . Ma la cosa più sorprendente è la eterogenea e improbabile composizione dei soci della Associazione , soprattutto la parte che riguarda i Produttori . Abbiamo tra loro figure quali Paolo Del Brocco ,amministratore delegato di Rai Cinema . Non ce l’ho mica con Paolo Del Brocco , ottimo professionista che ha la sola funzione di rappresentare l’azienda che dirige . Per carità e nessuno può togliere a Rai Cinema il diritto di far parte di questo mix di individui che decidono in qualche modo il bene e il male del nostro cinema , in combutta con il MIBACT . Ma per esempio mi chiedo perché proprio il MIBACT ,che a mio avviso è il maggior produttore di film del nostro Paese , non siede intorno a quel tavolo di produttori ? Forse perché il Ministero è un ente pubblico e sarebbe un grosso conflitto essere parte di quel conclave ? Ma anche Rai Cinema è una azienda pubblica che finanzia molti produttori ,diciamo quasi tutti , per realizzare le loro opere . Allora anche Rai Cinema dovrebbe soffrire di qualche conflitto ? Diciamo che i produttori associati ANICA non si finanziano tra loro a meno che in rari casi non entrino in coproduzione e allora è lecito sedere insieme come categoria intorno alla tavola ovale della Associazione senza soffrire di conflitti o prevaricazioni gli uni contro gli altri. Mi spiego meglio . La RAI , nel momento che poggia le chiappe su una di quelle sedie intorno al tavolo , ovviamente ha nei confronti di tutti i partecipanti un potere decisionale spropositato che potrebbe condizionare qualunque decisione . Sarà mica così ? Nel nostro sofferto e bellissimo Paese , il 90 % della produzione di film è finanziata dal MIBACT e dalla RAI . Quando andate al cinema guardate attentamente i titoli di testa dei film italiani e poi giudicate se sto dicendo una cazzata . Dentro l’ANICA ci sono diverse realtà , differenti aziende che hanno visioni aziendali completamente diverse tra loro , ma una cosa le accomuna e allo stesso tempo di fatto divide in due gruppi : “tutti producono audiovisivi “ . Solo che la maggioranza vive di stenti e si arrabatta nella palude del quotidiano inventando continuamente strategie, più o meno lecite , per galleggiare e non essere inghiottiti dalle acque marce e putride , mentre una “aristocrazia”di pochi, esile e potente , governa la produzione cinematografica nazionale .Questi “Principi” sono arroccati nelle loro torri e hanno portato con loro chi li finanzia , cioè la RAI . L’ Associazione nelle assemblee non vota con il sistema “uno vale uno” , ma i voti pesano di più per quelli che incassano di più al botteghino , ovviamente , non potrebbe essere diversamente essendo una Associazione di imprese a fini di lucro ! Quindi alla fine della parabola decide chi ha più soldi in cassa e così facendo il mercato ristagna inesorabilmente, paralizzato sempre sulla stessa tipologia di prodotto , senza proporre quasi mai delle novità . Risulterebbe molto strano se non incomprensibile che produttori che portano a casa ottimi incassi o buoni che siano , con film commedia o di puro intrattenimento , insomma di genere facile e gradito dal pubblico , cambino improvvisamente strategia . E’ loro interesse clonare fino all’infinito prodotti che hanno già garantito incassi . Perchè cambiare ? Perchè rischiare ? E sinceramente lo dico anche io che non vale la pena rischiare . Sotto questi pochi produttori c’è la grande massa di piccole e medie imprese che sgomitano per entrare a far parte della corte . Comprensibile anche questo . Ma quello che non riesco a capire è perchè all’interno dell’ANICA si debba far finta che non esistono queste due fasce di aziende . Che poi ufficiosamente non è vero che non le distinguono , direbbero indignati i “grandi” elettori ! Certo , verissimo , tutti sanno bene che quello che sto scrivendo è vero , ma nessuno fa nulla per cambiare le cose . C’è una ipocrisia strisciante che avvelena gli animi e porterà inesorabilmente al crollo definitivo e irreversibile del settore che secondo me di fatto è già bello che morto da un pezzo . Nessuno ha interesse al futuro ! I grandi vogliono solo incassare e chi se ne frega del resto . I piccoli vogliono diventare come i grandi per incassare pure loro e si lamentano ma non troppo , altrimenti gli sbattono le porte in faccia e chi si è visto si è visto e così sia ! Sarebbe auspicabile per invertire la rotta di questo Titanic , se non fosse ormai troppo tardi , che i due gruppi che ho sopra citato diventassero veramente due gruppi legati ma indipendenti l’uno dall’altro . Così facendo anche i piccoli potrebbero far sentire la loro voce e noi sappiamo per esperienza che sono proprio loro , in tutte le realtà produttive , di qualunque tipo esse siano ,che innovano ,sperimentano , rischiano e non le pachidermiche “industrie del cinema” , dando nuova linfa vitale , nuove idee alla produzione,lanciando nuovi attori , nuovi autori , sbagliando e correggendo .Insomma , per finire , manca una vera politica dell’audiovisivo che abbia una visione ampia del problema e che lo affronti con una nuova legge non assistenzialista ma di sostegno allo sviluppo , indirizzata al futuro . La realtà nel nostro mondo globale , tecnologico più che mai ,digitalizzato ,cambia veloce e noi siamo ancora fermi al secolo passato . Questo dovrebbe fare l’ANICA , ma non lo fa .
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