MIN IL DIO EGIZIO DELLA FERTILITA’
Alessandro Verdecchi 17/12/2019
Ci sono cose che veramente fatico a capire. Non tanto per quello che presentano e contengono, tutto chiaro già a prima vista, ma per quello che significano. Per esempio una di queste è proprio in un tempio dell’antico Egitto. Tra le varie divinità venerate nei templi di tutto l’antico Egitto ce n’é una che viene trascurata, quasi dimenticata. Si tratta di Min, dio della fertilità. In una delle tante immagini questo dio è rappresentato in tutto il suo turgore mentre accetta delle offerte da Alessandro Magno e, a modo suo, restituisce il favore con una sua offerta particolare. Si vede chiaramente che Min eiacula dal suo pene in erezione dello sperma verso Alessandro in segno di ringraziamento per i doni ricevuti. Contraccambia con il dono della fertilità. Del resto è o non è il dio della fertilità? Ma fino a questo punto niente di strano, anzi direi che lo scambio è logico e prevedibile. Lo strano è che nell’immagine appare in evidenza che dal pene fuoriesce il liquido seminale e gli scultori dell’epoca per rendere ancora più chiaro il concetto hanno messo l’immagine di un geroglifico di “spermatozoo”. Da non credere ma è proprio così. Un simbolo geroglifico che anticamente veniva associato a scene relative alla purificazione e alla fertilità. Nella figura che accompagna questo articolo si può vedere chiaramente che il geroglifico è perfettamente simile ad uno spermatozoo completo di colletto, testa e coda. Nell’incisione egizia sono raffigurati in maniera particolareggiata questi dettagli, si riesce a riconoscerne il colletto, il rigonfiamento dopo la testa che contiene i mitocondri che danno la spinta per entrare nell’ovulo. Nella parete, proprio all’altezza del pene, una parte è annerita perché le donne che non riuscivano a rimanere incinte facevano pellegrinaggio in questo tempio e toccavano la decorazione nella speranza che il dio Min le aiutasse.
Sorge normale chiedersi come facessero gli egizi a raffigurare uno spermatozoo senza l’uso di microscopi e conoscenze biologiche. I popoli antichi non scalfivano la pietra e scrivevano papiri solo per il gusto di farlo. Questo costava molto in termini di manualità, materie prime ed istruzione. Non avevano la necessità di imprimere cose che solo pochi eletti potevano comprendere. Loro scrivevano ciò che vedevano e che veniva loro insegnato. Avevano forse contatti con tecnologie di cui non sappiamo ancora l’esistenza ? Entriamo a questo punto in interpretazioni del passato inquietanti e non voglio scivolare su ipotesi già abbondantemente speculate di alieni extraterrestri che hanno colonizzato il nostro pianeta e che poi se ne sono andati o magari, come alcuni sostengono, sono ancora tra noi. Certo che questo e tante altre testimonianze che arrivano dal passato sono inspiegabili e ci lasciano perplessi inducendoci a riflettere. Vedi alcune pietre scolpite dalla cultura Maya che rappresentano chiaramente degli astronauti, almeno sembrano tali. Le linee di Nazca in Perù, un mistero non da poco ! Rappresentazioni in varie antiche culture di oggetti simili ad astronavi o comunque a qualcosa che vola che non è proprio un uccello. Insomma ce n’è di roba in giro per farci sognare , fantasticare su chi siamo e da dove veniamo. I testi sacri di tute le varie religioni monoteiste o non monoteiste non bastano più a darci spiegazioni. La scienza , la ricerca, le scoperte e i ritrovamenti hanno fatto nell’ultimo secolo dei passi da gigante e ci hanno , a mio avviso, portati ad un punto di conoscenza che esalta il dubbio, la riflessione, la coscienza della nostra ignoranza profonda su tutto ciò che ci avvolge in questo universo ancora infinitamente misterioso.