ITALIA PRIMA IN EUROPA !
Alessandro Verdecchi 29/12/2019
Bene….finalmente ci siamo arrivati. E’ un percorso che abbiamo iniziato qualche decina di anni fa e che finalmente si è concretizzato ! Siamo primi in Europa e dodicesimi nel mondo per quanto riguarda la classifica dei popoli più ignoranti del globo terrestre. Per quanto riguarda eventuali altri abitanti che popolano mondi ancora non conosciuti nel vasto universo che ci accoglie, la classifica non può essere ritenuta valida ma ho la speranza che potremmo anche in quel contesto avere posizioni di grande rilievo.
Allora l’Italia è il paese più ignorante d’Europa e ha una posizione di tutto rispetto nel resto del mondo. Lo dicono i dati dell’annuale classifica IPSOS Mori sull’ignoranza dei popoli. Ma davvero gli italiani sono un popolo di ignoranti? Questa speciale lista che si basa sulla distorta percezione della realtà che ci circonda, dice di si.
Ma chi sono questi IPSOS Mori che sembra ce l’abbiano con noi ? Come è possibile che noi italiani siamo più ignoranti dei greci o dei polacchi per non dire dei rumeni ? Credo che il mistero sia tutto racchiuso in un fatto storico sociale che è tutto italico e che non ha segni di esistenza nel passato di altri Paesi europei. Dico europei per fermarci qui, altrimenti la faccenda diventa troppo vasta e rischierei di perdermi per strada. Ma cosa è successo di così stravolgente nel nostro passato per portarci a questo punto ? Io non sono un sociologo e ne tanto meno un analista di alcuna disciplina socio-economica o storica che sia, ma comunque azzardo a dire la mia. Sono convinto che in tutto questo ci sia lo zampino del “grande” Berlusconi, intendo il senior, il Silvio ! Sono sicuro che lui abbia delle grosse responsabilità in questo ignobile traguardo che abbiamo raggiunto. Molti mi diranno che ancora io ce l’ho con lui , come una ossessione, e che sarebbe il caso di cambiare musica e basta ! E no carissimi, non posso fare altro che constatare con il massimo di oggettività possibile come sono state acculturate tutte queste generazioni di quaranta/trentenni che oggi costituiscono il nervo attivo della nostra Nazione. Prima dell’avvento delle televisioni private dell’ex cavaliere ricordo si diceva che la televisione italiana, cioè la RAI, aveva fatto un gran bel lavoro per unificare l’Italia e combattere l’analfabetismo dando a tutti gli italiani una lingua comune e dei valori nei quali riconoscersi. Quindi partendo da questo elemento possiamo dire che la televisione era ed è entrata nel nostro quotidiano stravolgendo la nostra vita nel bene ma anche nel male, cambiando il nostro modo di vedere le cose. Se questo era vero per quella televisione a maggior ragione sarà vero per l’avvento delle televisioni del biscione. Lo scatto ci fu con il passaggio dal “GRADIMENTO” alla “AUDIENCE” , voluto ed imposto proprio dalle TV commerciali di Silvio, dove non importava più se i programmi avevano un gradimento ma solo se erano visti. Audience è un termine inglese utilizzato nel linguaggio commerciale, in particolare pubblicitario, per indicare l’insieme delle persone che hanno seguito una determinata trasmissione televisiva o radiofonica, o comunque un messaggio diffuso attraverso un mezzo di comunicazione di massa, senza tenere conto della variabile gradimento ma solo basato sui numeri. Per rilevare questi dati fu costituita una società di servizio “ Auditel” che con i suoi dati contribuiva e ancora contribuisce a veicolare i fondi della pubblicità sulle reti . L’Auditel è una società nata a Milano il 3 luglio 1984 per raccogliere e pubblicare dati sull’ascolto televisivo italiano. Il rilevamento è iniziato il 7 dicembre 1986. I dati di ascolto sono diventati nel tempo la misura del successo o dell’insuccesso delle trasmissioni televisive italiane. A questo punto mi fermo e invito a riflettere su quello che queste televisioni ci hanno proposto in questi decenni compresa mamma RAI che inspiegabilmente negli anni ottanta si è subito allineata al sistema Audience senza battere colpo. Poteva mantenere la sua indipendenza dai concessionari di pubblicità operando con il canone e percorrendo una strada completamente diversa, diciamo opposta, alle reti di Berlusconi, mantenendo il gradimento come punto di riferimento e quindi anche una proposta più culturale e non solo di mero intrattenimento ? Vallo a sapere cosa è accaduto ma di fatto eccoci qui , vincitori dell’ambito premio di primi ignoranti europei !
Ma torniamo all’IPSOS Mori. Si tratta da quello che ho potuto capire, di un’importante azienda inglese di analisi e ricerca di mercato e stila da diversi anni una classifica su quelli che sarebbero i popoli più ignoranti al mondo chiamata “Perils of Perception”, letteralmente “Pericoli della Percezione”.
Hanno un sistema di analisi piuttosto evoluto ed ampio. Per ogni Nazione prendono in considerazione un campione di indagine piuttosto vasto ed eterogeneo di circa 11 mila persone. A queste vengono sottoposte delle domande su delle statistiche comuni che riguardano il proprio Paese. Quello che ne viene fuori è che gli italiani ignorano la realtà attorno al loro mondo quotidiano. Il termine “misperceptions” infatti con cui viene presentata la classifica generale significa “percezione erronea”.
Nell’era delle fake news, dei social, dell’urlo televisivo, il popolo dello stivale sembrerebbe sempre meno informato su cosa succede nel Paese.
«La nostra conoscenza può essere solo finita, mentre la nostra ignoranza deve necessariamente essere infinita». A dire queste parole non è un predicatore in vena di moralismo, ma uno dei grandi filosofi della scienza del secolo scorso, il viennese Karl Popper, nato nel 1902 e morto a Londra nel 1994. Espressioni analoghe erano state dette o scritte da scienziati del livello di Einstein, Heisenberg e Planck. L’orizzonte della nostra conoscenza, pur esaltante, quanto più s’allarga tanto più vede l’immensità dell’ignoto che gli si schiude innanzi.
Questa “ignoranza” è nobile e Montaigne, il celebre pensatore del Cinquecento, nei suoi Saggi la puntualizzava così: «L’ignoranza che si conosce e giudica non è vera ignoranza. Lo è solo quando ignora se stessa». L’ignorante saccente è il vero ignorante e il suo è «un male invincibile», come lo definiva Sofocle in uno dei frammenti a lui attribuiti.
Purtroppo ai nostri giorni in Italia, ma non solo da noi, la superficialità è una divisa indossata con orgoglio, l’arroganza dell’insipiente è rispettata e considerata segno di decisionismo e persino di acutezza. Essa conduce all’approssimazione, all’impreparazione e al pressappochismo, “qualità” imprescindibili per ambire ai vertici del potere italico.